Giuseppe Dimaria

ARTISTA CONTEMPORANEO

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Giuseppe Dimaria nasce l’otto maggio 1966 a Milano, da Ersilia Assennato e Santo Dimaria. Sua nonna materna, Elena Assennato Maniscalco, è una nota poetessa, mentre sua madre insegna presso la scuola San Giacomo di Milano, la stessa in cui ha lavorato Silvio Ceccato, universalista e pioniere della didattica metacognitiva nonché grande linguista. Vent’anni più tardi, Giuseppe lavorerà sui temi di Ceccato e si rapporterà alla pittura di Rodolfo Viola proprio a partire dall’universalismo. Giuseppe inizia a studiare pianoforte a sei anni, con i maestri Mattavelli e Convalle e poi con il maestro Frigè, noto organista. Ancora prima di terminare gli studi superiori si diploma al Conservatorio di Milano. Il pianoforte lo accompagna anche oggi nel suo percorso artistico. Dopo l’università, nel 1990 Giuseppe inizia a lavorare nella sede italiana della Crosfield (gruppo DuPont), che si occupa di commercializzare sistemi di altissima precisione per l’industria grafica. Per diversi anni frequenta e lavora a stretto contatto con fotolitografie, studi artistici e grafici nonché con fotografi, disegnatori e tecnici del colore che lo stimolano ad approfondire i meccanismi tecnici e le possibilità artistiche dei processi di stampa. Dopo un’esperienza come direttore tecnico in un’azienda di software, nel 1996 Giuseppe Dimaria si stabilisce a Genova lavorando come CIO per una importante azienda. Sono questi, dal 1996 al 2000, gli anni in cui forma una base artistica concreta ed entra in contatto con persone ed opere che ne segneranno il suo cammino artistico. Parliamo dei Mozart di Emanuele Luzzati, delle scenografie di Enrico Musenich sino a varie personalità dell’arte con cui entra in contatto grazie a Sergio Noberini, curatore di diversi artisti e direttore, oggi, del Museo di Porta Siberia. Sino al 1999 Giuseppe è accompagnato nel suo percorso artistico dai migliori artisti genovesi che lo stimolano, a volte lo sponsorizzano e lo istruiscono fornendogli mezzi immateriali e materiali. Se Milano è la città dove nasce, Genova diventa invece la città elettiva del Dimaria, un posto per l’anima dove trovare ancora oggi, di passaggio, amici, emozioni, contrasti ed ispirazione, un territorio ricco di elementi per la sua arte. Durante l’esperienza genovese, Giuseppe vive una vera Epifania dei sensi. Si innamora, scopre la bellezza e completezza dell’arte, resta impressionato da una città storica che gli offre grandi risorse, conosce una nuova libertà che gli dà brio e coraggio e gli permette di raccogliere alcune sfide. Passa così da una esperienza presso la rinomata agenzia PbCom con Durì Bardola al raffinare la sua esperienza artistica in senso tecnico presso Fotolito Genovese, fino a introdursi come modello pubblicitario e compositore (nel 1997 Giuseppe scriverà una canzone per lo Zecchino D’Oro). Rientrato a Milano nel 2000, tra le varie attività, viene chiamato dalla Rai a essere tra i giudici di qualità del Festival della Canzone di Sanremo. Dopo una breve parentesi milanese di tre anni, dal 2003 Giuseppe Dimaria si è stabilito in provincia di Novara, dove cerca di affiancare all’attività in area vendite (un altro tipo di arte comunicativa) per un’importante azienda multinazionale americana (tra le più conosciute in ambito informatico), quella che considera la sua attività ancora emergente, di pittore in acrilico. Nel 2014 è stato intervistato da Valentina Cavera e pubblicato su “La Repubblica”, “Corriere di Novara” ed altre testate. Nel 2017 ha frequentato un corso di circa quattro mesi presso Brera sulla tecnica di pittura ad olio e nel 2017 per la prima volta ha curato una mostra di un mese “Emergenza Artistica” che ha coinvolto altri 10 artisti.

Le opere di Giuseppe Dimaria, pittore contraddistinto da una versatilità difficile da ritrovare oggi, sono state paragonate a ricordi “obliqui”, zone di vissuto che accendono un piacere particolare, creando uno stretto connubio tra artista e osservatore. I suoi lavori fanno lo stesso effetto percettivo di un profumo, una melodia o un panorama che accendono vecchi ricordi e suscitano un’emozione di ritorno. Anche i dipinti di Giuseppe Dimaria coinvolgono chi li guarda, grazie all’uso, avvolgente e di impatto, dei toni di colore e allo sviluppo di forme non sacrificate sulla tela. Si potrebbe quindi dire che sono opere emozionali, che trascendono la tecnica pittorica per farsi memoria di noi stessi e per noi stessi. Sono opere come si può chiamare opera un atto di vita, un’invettiva contro il tempo e una dichiarazione d’amore. Per arrivare a una simile sensibilità percettiva, Giuseppe Dimaria continua ancora oggi la sua lunga ricerca, formale e informale, sugli aspetti della natura umana che si rapportano all’universo. Ecco perché la sua formazione di universalista è stata necessaria a quella di artista. Ed ecco anche il motivo per cui la pittura di Giuseppe Dimaria si connota di caratteristiche meta-sensitive, oltre che di contatto estetico e ricerca formale. Subendo l’influenza di artisti come Luciano Ventrone, Francois Nielly e Fred Calmets, grazie a sperimentazioni pittoriche, Giuseppe Dimaria sa analizzare gli elementi che compongono il suo mondo colorato, tendendo a catturare particolari nuovi e confrontandosi con un mondo di stimoli infiniti da ridurre (senza davvero ridurli), alle misure finite della tela. Nelle sue opere i colori trovano la loro espressione, un linguaggio, senza essere costretti, ma seguono il loro corso naturale come l’acqua dei fiumi o la lava dei vulcani. Con la pittura Giuseppe Dimaria sente di fare qualcosa di importante per sé e per gli altri, lasciare un messaggio in ogni opera oltre che un pezzettino di sé stesso.

Diceva il saggio, «Ogni vita, è degna di un romanzo». Parafrasando, si può dire che ogni dipinto è legato alla storia di una vita. È da questo pensiero che parto. Raccontarmi, rappresentare ricordi, pensieri, successi e sconfitte di una vita, esprimere i miei sentimenti su una tela, come scrivere una musica e suonarla su un pianoforte è lasciare un segno, un pezzettino di me, allo stesso modo in cui ogni persona che ci lascia è una biblioteca che brucia. Tra i vari modi di lasciare un segno, quello di dipingere è anche un modo per me di cercare la felicità. Concedermi uno spazio in solitudine e silenzio, stare in uno studio a pensare, dedicandomi tempo, è già una fonte di serenità. Condividere le mie opere con altri, poi, significa permettere loro di conoscermi così come io stesso mi percepisco nell’intimità del silenzio, e dal mio angolo. Tra tutti i modi di lasciarvi quindi il pezzettino di me stesso, scelgo senza dubbio quello di raccontare il mio modo di vedere il mondo, di mondi che stanno via via allontanandosi dalla mia memoria e per i quali cerco di capire come si evolvono strutture in apparenza senza forma, equilibrio o coerenza. E magari per dare risposte a vecchie domande. Ognuno di noi ha avuto tanti maestri lungo la propria vita, persone che ci hanno dato momenti importanti come regali, forse senza neanche saperlo, e forse senza che lo sapessimo neppure noi. Quando mi fermo a ricordare certi regali, scopro che la mano e la mente diventano un tutt’uno e che mi vengono alla mente paesaggi, situazioni, volti, ambienti inaspettati. A volte può essere anche che un certo dono ci sia venuto da noi perché diverse cose ce le siamo costruite da soli e con fatica. Allora dipingo e racconto il paesaggio reale o immaginario evocato dal ricordo. (G.D.)

2022 / aprile

Milano - Gipsy Studio - Da Emozione a Pensiero

2018 / aprile

Milano - Emergenza Artistica

2017

Arona - Galleria Spazio Moderno

2016

Milano - Galleria Porpora

2015 / settembre

Galleria Artworks - Milano

2014 / novembre

Novara - Collettiva - Metamorfosi contrapposte

2014 / settembre

Vicolungo - Novara - Il sogno e la realtà

2014 / giugno

Milano - Galleria Plaumann - Il linguaggio del colore

2013

Venezia - Collettiva

2012

Art Basel

2011

Parigi - Esposizione collettiva - Artistik Show

2010

Goteborg - Personale

2007

Novara - Personale

2005

Rapallo - Mostra dal titolo "Il mare che vorrei"

2003

Torino - Mostra dal titolo "La pittura pastosa e di sintesi"

1999

Pegli - Personale

1997

Camogli - Personale